La Giunta Ottaviani, nell’ultima seduta settimanale, ha approvato il conto consuntivo dell’anno 2019. Con l’approvazione del documento contabile, propedeutico all’approvazione del bilancio di previsione, il Comune di Frosinone ha anche ottemperato alle prescrizioni contenute nell’ultima verifica della Corte dei conti (deliberazione n.7/2020) sul piano di riequilibrio. Quest’ultima, ai fini della correzione dei conti, ha dovuto prendere in considerazione da un lato la sentenza della Consulta (che ha dichiarato incostituzionale il trasferimento del fondo anticipazioni di liquidità nel fondo crediti di dubbia esigibilità) e, dall’altro lato, ha indicato una differente contabilizzazione del fondo di rotazione ricevuto in sede di riequilibrio finanziario, anche se, già nell’anno 2015, era stata assentita e giustificata quel tipo di contabilizzazione.
Le due poste contabili valgono circa 3 milioni di euro che, nel documento approvato, sono state indicate nella parte dell’accantonamento con conseguente modifica del saldo. Nella relazione al conto consuntivo, oltre a giustificare in modo puntuale le varie poste contabili, è stata stigmatizzata la mancata leale collaborazione da parte dello Stato che, nelle varie leggi finanziarie, ha colpito gli enti in riequilibrio finanziario con ulteriori riduzioni di spesa e mancati trasferimenti, i cui importi per il Comune di Frosinone superano i 7 milioni di euro nel periodo compreso dalla data di approvazione del piano fino ad oggi, al netto dei quali la situazione sarebbe stata completamente diversa.
Il carico del disavanzo pregresso, unitamente ai debiti fuori bilancio riscontrati in questi anni, riferiti a situazioni debitorie ereditate prima dell’approvazione del piano di riequilibrio – ha dichiarato l’assessore al bilancio e alle finanze, Riccardo Mastrangeli – hanno penalizzato il Comune che è stato costretto a ridurre la spesa corrente, pur razionalizzando al massimo, al tempo stesso, le uscite e continuando a portare avanti investimenti a beneficio della città, con particolare attenzione al settore sociale, purtroppo particolarmente toccato dalla scure dei mancati trasferimenti regionali e statali.
Nonostante i tagli di risorse operati da enti sovraordinati, l’amministrazione non ha mai smesso di investire sullo sviluppo della città, dei servizi, delle infrastrutture: tra i progetti che saranno realizzati, nei prossimi mesi, nel capoluogo, va menzionato il piano di riqualificazione che coinvolgerà il quartiere Scalo, che comprenderà un investimento complessivo di circa 30 milioni di euro da parte di Ferrovie dello Stato e Comune per il nuovo assetto della stazione e del quartiere, con la nuova fermata del Tav a Frosinone.
Si pensi, poi, agli interventi messi in atto per l’ambiente e per il miglioramento della qualità dell’aria: dopo aver consolidato oltre il 70% con la raccolta differenziata con il metodo del porta a porta, il Comune, nell’ambito del sostegno alla mobilità alternativa, sta studiando la realizzazione di una metropolitana di superficie, mentre proseguono i lavori relativi al sistema di piste ciclabili che attraverserà tutta la città.
Come noto, infatti, il Comune di Frosinone ha adottato, dal 2013, un oneroso piano di rientro dal debito allo scopo di recuperare ingenti risorse ereditate dal disequilibrio dei conti dell’anno 2012 (circa 5,5 Milioni di Euro di disavanzo e 7 Milioni di euro di debiti fuori bilancio ripartiti nell’arco temporale di 10 anni). A ciò deve aggiungersi il valore del mancato gettito del passaggio dall’IMU abitazione principale alla TASI, che è stata eliminata dallo Stato nel 2014 (quando già il piano di riequilibrio del Comune era stato approvato con quelle entrate), comportando una compensazione esatta solo nel primo anno di circa 2,1 Milione di euro, mentre, a partire dall’anno 2015, si è ridotta progressivamente.
In buona sostanza – ha dichiarato il sindaco, Nicola Ottaviani – mentre il Comune di Frosinone ha rispettato in pieno gli obblighi assunti con lo Stato centrale al momento della redazione del piano di risanamento, ciò non è avvenuto per i governi in carica dal 2014 in poi, ossia dopo l’approvazione del nostro piano di rientro del debito, che hanno ridotto la mole dei trasferimenti e tagliato drasticamente anche le capacità di generare introiti da parte degli enti locali. D’altro canto, il piano di risanamento ha imposto una forte contrazione della spesa corrente (-10% sulle prestazioni di beni e servizi e -25% sulla parte di trasferimenti a carico dell’ente).
Dopo l’adozione del piano di risanamento, avvenuta nel 2013 – ha aggiunto il sindaco, Nicola Ottaviani – non è stato prodotto alcun debito ‘gratuito’, e non sono derivati elementi di criticità a carico delle casse comunali. L’amministrazione comunale ha fatto un legittimo affidamento nei confronti dello Stato, mediante un accordo bilaterale stipulato con il piano di rientro, che poi lo Stato stesso ha disatteso, venendo meno in via unilaterale alle proprie obbligazioni, con una possibile proiezione fino al 2022 (data di chiusura prevista del piano di riequilibrio) di complessivi 11,3 Milioni di euro di minori risorse del Comune, che stanno comportando una riduzione delle spese correnti di gran lunga superiori a quelle concordate con il piano di riequilibrio finanziario.
Oggi stiamo fronteggiando una situazione finanziaria non solo derivante dal disequilibrio dei conti dell’anno 2012, ma anche dalle novità legislative introdotte nel 2014, con il mancato gettito del passaggio dall’IMU abitazione principale alla TASI e con la spending review che ha colpito indistintamente comuni in piano di riequilibrio – come il nostro, che aveva già operato notevoli tagli alla spesa corrente – e comuni spendaccioni.
Il taglio dei trasferimenti dallo Stato ai Comuni, operato dal d.l.66/2014, infatti, non avrebbe dovuto incidere sugli enti in riequilibrio finanziario che avevano già deciso di effettuare la propria riduzione della spesa.
Con quell’intervento legislativo il Comune di Frosinone ha subito una diminuzione ingiustificata, per le entrate, di 2,4 Milioni di euro ad oggi, nonostante la riduzione della spesa sia stata superiore di oltre sei volte rispetto a quella prevista dal decreto. Siamo riusciti, ancora una volta, a far quadrare i conti, ma se a livello centrale non comprendono che oltre al Covid e alla burocrazia non è possibile aggiungere altri pesi sui nostri bilanci comunali, allora sarà necessario rivedere, per il futuro, il corretto equilibrio tra Stato centrale ed enti periferici, per garantire anche l’erogazione dei servizi essenziali.